DEFINIZIONE TIPI E USI DELLA PAROLA FRUTTA

Con la parola frutta si raggruppano comunemente vari tipi di frutti commestibili compresi alcuni che non sono propriamente frutti come le pomacee ed escludendone altri come i pomodori principalmente in base al tipo di uso che se ne fa nell'alimentazione.
Esiste una grande varietà di alberi da frutto: in tutte le regioni si coltivano le pomacee (mele e pere) e le polpose (pesche, albicocche, prugne, ciliegie e susine); nelle regioni a clima mediterraneo si coltivano anche gli agrumi (limoni, arance e mandarini) e la frutta in guscio (noci, nocciole e mandorle).

Vari tipi di frutta
I tempi di maturazione sono diversi e questo fatto permette di avere polpose in estate, agrumi in inverno, pomacee nelle stagioni intermedie.

Usi [modifica]
Molta frutta, sia fresca che secca, è usata commercialmente come cibo, mangiata fresca o in marmellate e confetture o altri tipi di conserve. Spesso la frutta è anche un ingrediente per vari piatti, specialmente i dolci. Se fresca, in genere, viene mangiata a fine pasto,anche se questa è più che altro solo un'abitudine comune . Infatti, gli esperti consigliano di consumarla sempre prima dei pasti . Il consumo d frutta, nei Paesi mediterranei , è tradizionalmente più alto rispetto ai Paesi più nordici.C'è da dire però che il consumo di tale alimento non è mai abbastanza , e sarebbe buona norma abbondare invece , variando quotidianamente , a vantaggio della nostra salute . Infatti , è provato scientificamente che un abbondante consumo di frutta (e verdura)fresca, riduca notevolmente l'insorgere di numerose malattie . In genere la frutta che riesce a fornire il maggior numero di vitamina C è l' arancia e i suoi derivati(mandarino,mandarancio ecc.)

IO PORTO LA FRUTTA

IO PORTO LA FRUTTA

venerdì 6 giugno 2008

FRUTTA E VERDURA SI COLTIVANO ALL'ASILO

Gli orti entrano nelle scuole dell’infanzia di tutta la città. Sono 19 quest’anno quelle che hanno aderito al quarto progetto «Più frutta, più verdura», promosso da «Milano ristorazione» e Comune. In tutto 1.500 bambini che hanno avuto l’opportunità di imparare a coltivare venti diverse varietà di ortaggi, alberi da frutto ed erbe aromatiche. Poi cucinate dagli stessi bambini e, in un processo completamente «autogestito», mangiate in men che non si dica. Al progetto, che domani sarà presentato ai giardini «Indro Montanelli» di via Palestro, hanno partecipato oltre 75 insegnanti e 150 tra genitori e nonni.«Il nostro obiettivo era fare sì che i bambini si appassionassero alla frutta e alla verdura senza dovere loro imporre un comportamento - rivela Michele Carruba, presidente di Milano ristorazione e direttore del Centro di ricerca sull’obesità alla Statale -. Se gli arriva il fagiolino nel piatto lo sentono come un corpo estraneo. Mentre se glielo facciamo seminare, innaffiare, raccogliere, portare in cucina, diventa qualcosa che hanno contribuito a fare crescere e di cui sanno vita, morte e miracoli». Dopo essere partiti, magari, dal non saperne niente. «La cosa più divertente del progetto è stata vedere la faccia stupita di certi bambini nello scoprire che le carote crescono sotto terra, e non sugli alberi - scherza Carruba -. Molti di loro non hanno la minima idea di come si sviluppino la frutta e la verdura». E i risultati si sono subito visti. Dei 1.500 bambini coinvolti, il 57 per cento ha dichiarato di mangiare più volentieri frutta e verdura a casa e il 63 per cento di avere iniziato a cibarsene per la prima volta.Non meno evidenti i risultati nelle mense scolastiche, dove chi mangia il frutto durante i pasti è cresciuto dal 70 all'81 per cento, scoprendo così che oltre a fare bene è anche buono. Il gradimento («mi piace molto») è passato infatti dal 74,4 per cento all'84,6 per cento, mentre il rifiuto («non mi piace») è sceso dal 15,8 per cento al 9,1 per cento. Un cambiamento delle abitudini a tavola le cui conseguenze sul piano della salute sono confortanti. Come evidenzia Carruba, «il 35 per cento dei tumori è causato da una cattiva alimentazione, come il 50 per cento di infarti e malattie cardiovascolari. Anche perché il 45% dei milanesi è in sovrappeso oppure obeso. E ciò che è peggio, lo è un bambino su cinque».

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